Svezzamento: una tappa verso l'autonomia

Lo svezzamento è uno dei momenti più importanti nella vita di un bambino. Si potrebbe definire una vera e propria rivoluzione fatta di nuovi sapori, odori diversi, consistenze sconosciute che aiuteranno il bebè a conoscere il mondo che lo circonda anche attraverso il cibo.

 

Mamma e papà lo accompagneranno in questa scoperta proponendo, a seconda delle tappe, alimenti sani e diversi. Gli approcci allo svezzamento sono molti: c'è chi sceglie di preparare tutto in casa, chi di affidarsi agli omogeneizzati e alle pappe pronte, chi decide di procedere per fasi progressive e chi segue diete vegetariane o vegane.

La dottoressa Francesca Naimo, nutrizionista della Cooperativa Gialla, ci spiegherà se esiste un unico modello oppure se lo svezzamento può percorrere strade diverse.

 

Dottoressa, quali sono gli alimenti che devono essere introdotti per primi?

Come primi alimenti diversi dal latte si possono provare, in base alla scelta materna, alle abitudini culturali e all'accettazione del bambino vegetali cotti e tritati tipo patate e carote, la frutta più semplice ad esempio banana o pera o mela grattugiata, e poi la crema di riso nel latte. Successivamente i carboidrati come riso, mais, porridge, akamu, tapioca, yucca e le proteine, ma sempre senza eccedere: montone, agnello, pollo, manzo, pesce, capretto, maiale.

 

Con l’inizio dello svezzamento deve cessare l’allattamento al seno?

Iniziare coi cibi solidi non vuol dire smettere di bere il latte della mamma o quello artificiale. Sarebbe bello -e più corretto- eliminare la parola “svezzamento” che significa “togliere il vezzo” per sostituirla con “alimentazione complementare a richiesta”. Infatti il cibo, per molti mesi ancora, completerà il latte ma non lo sostituirà, e il bimbo, sicuro con il suo latte, inizierà a esplorare e a conoscere tutti gli altri alimenti e consistenze. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di allattare fino ai due anni e oltre e, in ogni caso, finché mamma e bambino lo desiderano.

 

Il passaggio dal latte ai cibi solidi però non sempre è bene accetto. Cosa fare se il bambino rifiuta di mangiare?

La pappa va proposta con un atteggiamento sorridente, cosicché il bimbo associ il pasto ad un momento lieto e non a una “battaglia” tra lui e la mamma. Usare sempre lo stesso cucchiaino, magari in silicone, che non dia la sensazione fredda dell'acciaio, può aiutare. Sicuramente bisogna procedere per tentativi, ad esempio cambiando la consistenza della pappa da più fluida a meno fluida, in modo da testare, un po’ per volta, le preferenze del bimbo. E poi non insistere con certi alimenti: se mostra di gradire la crema di riso e non quella di mais e tapioca (o viceversa) i suoi gusti vanno rispettati. Solo dopo qualche giorno di “rodaggio”, si potrà ritentare con un altro alimento. Ma una regola fondamentale dovrebbe esserci, ovvero evitare di distrarlo con video e televisione: sono abitudini che possono radicarsi e creare problemi nel futuro!

 

Il sale e lo zucchero come devono essere gestiti: si possono usare per dare più sapore ai piatti?

Si consiglia sempre di non aggiungere sale, zucchero e miele e di limitarne il loro consumo almeno fino ai tre anni d'età.

 

Gli omogeneizzati semplificano la vita delle mamme, ma devono essere limitati rispetto ai cibi preparati in casa?

I prodotti industriali, omogeneizzati, creme, liofilizzati dovrebbero essere usati come i piatti pronti per gli adulti. Nessun adulto si ciba di prodotti in scatola o surgelati pronti tutti i giorni e più volte al giorno. Lo stesso dovrebbe essere con gli omogeneizzati dei bambini: possono essere comodi per un viaggio o uno spostamento, nelle emergenze, ma non devono essere la base dell'alimentazione. La qualità poi non è delle migliori, ormai di letteratura ce n'è molta. Hanno troppi zuccheri e aromi e la qualità delle proteine e dell'olio spesso è scadente. Inoltre, se il bimbo si abitua a mangiare questi prodotti, per la mamma il lavoro è doppio. Dovrà ad un certo punto abituare il piccolo ai gusti di casa.

 

Spesso i genitori preferiscono imboccare il bambino per essere sicuri che abbia mangiato abbastanza o per evitare che si sporchi, mentre i bimbi vorrebbero “giocare” col cibo. Esiste un compromesso che metta d’accordo grandi e piccini?

Un buon compromesso sarebbe quello di dare ai piccoli un piattino con poco cibo e un cucchiaino in modo da poter sperimentare e giocare liberamente, senza far andare in ansia i genitori.

 

Il bimbo può mangiare a tavola col resto della famiglia?

Certo! È consigliato che il bambino mangi a tavola con mamma e papà e soprattutto che mangi le stesse cose di mamma e papà, purché salutari ed equilibrate. Mangiare in compagnia è divertente, il pasto è un momento sociale e per il piccolo è importante vedere cosa mangiano i genitori.

 

Dottoressa, spesso si sente parlare di autosvezzamento, in cosa si differenzia dallo svezzamento tradizionale?

Le regole base dello svezzamento tradizionale – iniziare con le pappe e seguire un calendario ben preciso nell'introduzione degli alimenti – sono messe in discussione, sempre più spesso, dalla comunità scientifica pediatrica. Al loro posto sta prendendo piede una nuova tendenza che mira a iniziare la nuova avventura alimentare seguendo i tempi del bambino (e i segnali che lancia) ovvero il cosiddetto autosvezzamento, che consiste nell'introdurre i cibi che si mangiano in famiglia senza tappe intermedie. Anche sul fronte degli alimenti considerati potenzialmente allergizzanti, le teorie prevalenti sono cambiate: uovo, pomodoro, pesce si possono introdurre da subito.

 

I genitori che scelgono lo svezzamento vegetariano sono in aumento. Quali sono i motivi di questa scelta?

Le motivazioni sono molteplici e fra loro variamente associate; perlopiù sono anche molto sentite e meditate sicché la scelta tende ad essere coerente e definitiva. Le spiegazioni più frequenti sono salutistiche, ambientali ed etiche. Queste ultime, legate al rispetto per la vita degli animali, riguarda quasi un terzo dei vegani/vegetariani e sono quelle che più delle altre rendono irrevocabile la scelta vegetariana.

 

Qual è la differenza tra svezzamento vegetariano e vegano?

I vegetariani introducono nella loro alimentazione anche uova, latte e latticini mentre i vegani escludono ogni derivato animale.

 

Quali consigli darebbe a un genitore che decide di seguire questa strada?

Dopo il compimento del primo anno, si possono seguire diete vegetariane o vegane, a patto che i bimbi siano controllati più spesso nel loro percorso di crescita, anche con esami specifici, per verificare che non ci siano carenze. Bisogna essere consapevoli che la probabilità di deficit nutrizionali è maggiore se, dall'alimentazione di un organismo in via di sviluppo, si eliminano i prodotti di origine animale: questo tipo di dieta non deve essere autogestita, ma sempre valutata e controllata con il pediatra.


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