Figli e tecnologia, istruzioni per l'uso

Li vedi smanettare nei passeggini e nei seggiolini in auto o al ristorante. Lo smartphone al posto del ciuccio, il tablet al posto di un gioco. Ed è normale che a una cena con bambini succeda che qualcuno dei figli si annoi e il genitore allunghi, senza esitare, il cellulare. Insomma... tanto normale non sarebbe, ma ormai cedere il telefono per zittirli è diventata una consuetudine, tanto che in Italia 8 bambini su 10, nella fascia tra i 3 e i 5 anni, sanno già usare lo smartphone.

Tutta questa tecnologia in mano ai più piccini è dannosa o qualche risvolto positivo c'è? Claudia De Giglio, psicologa della Cooperativa Gialla, ci dà qualche indicazione.

 

Dottoressa, qualche settimana fa, la Società italiana di Pediatria, ha pubblicato sull'Italian Journal of Pediatrics la conclusione di uno studio durato molto tempo, in cui si dice che “i bambini tra 0 e 2 anni non dovrebbero mai usare smartphone e tablet”. Perché? Secondo questo studio, l'uso del touch screen potrebbe interferire con lo sviluppo infantile. I bambini hanno bisogno di un'esperienza diretta tattile e sensoriale con materiali e oggetti che sfidano il pensiero e la capacità di problem solving, e non di passare il tempo a muovere il dito su uno schermo. Inoltre l'uso dei dispositivi elettronici durante la prima infanzia è stato collegato ad un aumento del peso ed a problemi comportamentali. In particolare, la Società Italiana di Pediatria ha evidenziato come l’utilizzo della tecnologia prima dei due anni possa compromettere lo sviluppo generale del bambino e aumentare il rischio di depressione o comportamenti aggressivi.

 

Una coppia di genitori su tre usa il cellulare per calmare o distrarre il figlio. Il telefonino è diventato uno strumento “pacificatore”?

Il cellulare non deve mai essere considerato uno strumento “calmante” o un sostituto dell’interazione con mamma e papà. I dispositivi elettronici non sono dei “pacificatori emotivi” poiché compromettono la capacità dei bambini di autoregolarsi emotivamente. L'interazione proattiva tra genitori e figli è infatti sempre l’approccio migliore.

 

I genitori per primi dovrebbero dare l'esempio: ma abbiamo tutti lo smartphone sempre in mano e, spesso, per motivi di lavoro. Come si fa a spiegarlo ai bambini?

I bimbi sono dei grandi imitatori. Per questo motivo, i genitori in presenza dei figli, dovrebbero limitare l’utilizzo dei device. Così facendo, la connessione coi bambini sarà maggiore e di qualità. Durante l’infanzia i bimbi hanno bisogno di interagire, abbracciare, giocare, sporcarsi le mani ed esplorare il mondo “reale” che ci ruota intorno e non quello virtuale.

 

A che età i più piccoli possono essere avvicinati alla tecnologia? E per quanto tempo?

Sicuramente non prima dei due anni. Viviamo in un mondo digitale per cui non dobbiamo criminalizzare le tecnologie, ma non possiamo neanche trascurare i rischi documentati da un utilizzo precoce e prolungato. Una lunga esposizione infatti, va ad interagire in maniera non sempre positiva con lo sviluppo neuro-cognitivo, col sonno, la vista, l’udito, le funzioni metaboliche e le relazioni genitori-figli. Sono concorde con alcune regole date dai pediatri sull'utilizzo controllato di questi dispositivi e, in breve, possiamo riassumerle così:

a) Non utilizzare:

- nei bambini sotto i 2 anni di età

- durante i pasti

- almeno per 1 ora prima di coricarsi

- in caso di programmi violenti, frenetici o inadatti ai bambini

- come ciuccio, per mantenere i bambini tranquilli anche nei luoghi pubblici

b) Limitare l'esposizione ai media:

- meno di 1 ora al giorno in bambini di età compresa tra 2 e 5 anni

- meno di 2 ore al giorno nei bambini di età compresa tra 5-8 anni

- solo in presenza di un adulto

- testare sempre l'app scaricata e poi farla utilizzare al bambino

 

I piccoli dovrebbero condividere l'uso di dispositivi multimediali con un adulto per promuovere l'apprendimento e le interazioni. In un mondo dove i bambini stanno "crescendo in digitale", i genitori giocano un ruolo importante nell'insegnare l’uso della tecnologia in modo sicuro.

 

Gli autori dello studio pubblicato sull'Italian Journal of Pediatrics mettono in evidenza i rischi legati a tablet e cellulari ma, al contempo, ritengono che un uso controllato possa favorire l'apprendimento. Lei cosa ne pensa?

Penso che prima dei due anni l’utilizzo dei tablet e dei cellulari sia nocivo e controproducente per lo sviluppo psico-fisico dei bambini. Sicuramente un uso corretto e limitato della tecnologia dai tre anni in poi potrebbe facilitare l’apprendimento di regole e competenze. Usare smartphone e tablet può arricchire e stimolare l’esperienza di un bambino (in età prescolare può favorire, ad esempio, l’apprendimento dell’alfabeto, di alcuni vocaboli stranieri e può anche migliorare la coordinazione oculo-manuale), ma non potrà mai sostituire la relazione umana, fonte di crescita. Tuttavia la tecnologia può aiutare in qualche modo i piccoli con bisogni speciali. Pensiamo ai bambini con deficit cognitivo che devono stimolare alcuni aspetti carenti: in questo caso, lavorare giocando, è molto importante. Inoltre l’introduzione a scuola e a casa dei device ha contribuito notevolmente ad aiutare i bambini con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) ad aggirare gli ostacoli insiti nella lettura, nell’ortografia, nella scrittura o nel calcolo, favorendo anche un miglioramento dell’autostima. In casi invece di disabilità gravi, sappiamo di app davvero “miracolose” che, ad esempio, hanno permesso a non vedenti dalla nascita di scoprire i colori o a bambini con importanti difficoltà comunicative di relazionarsi con l’ambiente circostante. In conclusione, la tecnologia si può e si deve usare, ma -come tutte le cose- deve essere adoperata in modo consapevole e responsabile.

 

Per consultare l’articolo dell’Italian Journal of pediatrics: https://ijponline.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13052-018-0508-7


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