Bimbi dimenticati in auto: una tragica dissociazione tra mente e corpo

Un black out, il pilota automatico che s'inserisce e ci fa ripetere le solite azioni in maniera meccanica, senza rendersene conto. È questa la spiegazione più diffusa dopo i casi di cronaca che ci raccontano di bambini dimenticati in auto, sotto al sole.

 

Negli Stati Uniti il gruppo KidsAndCars.org, cerca di fare prevenzione su tutti i potenziali pericoli che riguardano i bimbi in auto. Solo quest'anno in America sono 16 i bambini deceduti dopo essere stati dimenticati nell'abitacolo arroventato della macchina. Secondo quest'associazione basterebbero alcune regole da seguire per scongiurare tragedie simili. Ad esempio trasformare in routine l'apertura dello sportello posteriore dell'auto ogni volta che si parcheggia per vedere se c'è il bambino o collocare qualcosa di cui si ha bisogno, come un cellulare, un badge per dipendenti, una borsetta o un computer, sul sedile posteriore per ricordarsi di aprire lo sportello quando si parcheggia. Con questi pochi accorgimenti saremmo già costretti a tornare al veicolo a recuperare quello che si è dimenticato ed accorgersi dell'eventuale presenza del bimbo. Oppure chiedere al personale dell'asilo nido di chiamare (vedi sistema SalvaBimbo della nostra Cooperativa), se il bambino non è arrivato come previsto o tenere un peluche in macchina sul sedile del passeggero anteriore, come promemoria quando il bambino è sul sedile posteriore.

Sono solo alcune accortezze che possono aiutare ma, con la dottoressa Claudia De Giglio, psicologa della Cooperativa Gialla, andiamo un po' più a fondo, nel tentativo di capire le cause di queste terribili dimenticanze.

 

Come può succedere di scordare il proprio figlio in auto?

Si tratta di una reazione di amnesia, una specie di black out della mente in cui avviene una sorta di disgregazione tra mente, corpo e cervello e cioè tra pensieri, azioni ed emozioni. In quel momento si sta “semplicemente” pensando ad un’altra cosa ed i processi mentali sono disorientati. Si è focalizzati su altro. Questo non dipende dal grado di amore o di attenzione verso un figlio, non è un segno di disvalore del proprio figlio ma è un fatto neurologico. Significa allontanarsi dal qui ed ora, dal presente, dal compito che si sta svolgendo anche solo per pochi minuti e dimenticare o meglio, non prestare attenzione a quello che stiamo facendo. Capita molto più frequentemente di quanto immaginiamo: durante il discorso di qualcuno, una lezione o anche una telefonata, il cervello può iniziare a seguire pensieri suoi e andare da un’altra parte. La vita ci richiede un livello di attenzione e concentrazione che non sempre siamo in grado di avere.

 

Lo stress può essere una delle cause?

La dissociazione è un meccanismo che mette in atto il cervello stanco. Bisognerebbe sicuramente, essere meno stressati, meno pieni di pensieri e preoccupazioni, meno assonnati, ma è possibile? Molto spesso è impossibile. Viviamo in una società iperstimolante e molto spesso non ascoltiamo i segnali del nostro corpo. Credo sia inoltre una problematica sociale, legata ai ritmi vorticosi della società moderna.

 

È un evento che può capitare a tutti?

Tendenzialmente sì. La dissociazione è un meccanismo di difesa che mettiamo in atto quando siamo particolarmente stanchi. A volte capita di dimenticarci di aver messo il caffè sul fuoco, o usciamo di casa per comprare il pane e dopo un po’ ci chiediamo “che dovevo comprare?”. Nei periodi più stressanti della nostra vita può capitare di dissociarsi anche per un minuto. Dobbiamo però imparare ad ascoltarci, a fermarci quando non riusciamo più a rispondere alle richieste del nostro contesto sociale ed accettare i nostri limiti.

 

Un motivo potrebbe essere anche un rifiuto a livello inconscio del ruolo di genitore?

Non credo che l’amore c’entri, anche se bisognerebbe analizzare sicuramente caso per caso per poter dare una risposta corretta. L’amnesia dissociativa è proprio una sorta di vuoto di memoria transitorio. È come se il livello di coscienza si abbassasse drasticamente, rendendo qualsiasi gesto un mero automatismo, completamente indipendente dalla sfera razionale.

 

Un trauma del genere si può superare? E come?

È possibile ma è molto difficile. Il genitore dovrà convivere con i suoi sensi di colpa. Per riconciliarsi con il trauma occorre esprimerlo ed elaborarlo avendo l'opportunità di parlare a fondo della propria esperienza e degli effetti in un contesto sicuro, al fine di disattivare le sensazioni disturbanti presenti in memoria e dar voce al malessere provato: rievocare ogni dettaglio che turba emotivamente, vivere sensazioni e pensieri che derivano dall'evento traumatico, sperimentare il dolore e il disagio affrontandolo, sentendosi pronti e in grado di gestirlo. L’obiettivo è comprendere e integrare il trauma nella propria esperienza, permettendo una crescita personale.

 

Tornare ad essere una coppia dopo un evento simile, secondo lei, è possibile?

Dipende sicuramente dalla qualità della relazione di coppia e dalla capacità di elaborazione di entrambi i coniugi. Se un genitore dimentica il figlio, il compito dell'altro nel sostenere il partner e il suo dolore sarà davvero difficile. Il suo comportamento farà la differenza, ma la richiesta è altissima: archiviare la propria disperazione per sostenere quella del partner. Gli effetti sono devastanti dal punto di vista emotivo, con angoscia, sensi di colpa e un lutto che sarà difficile da elaborare nel resto della vita. La coppia potrebbe sgretolarsi o diventare più “forte” di prima. Ci sono stati casi in cui dopo un evento così tragico i coniugi si sono separati ed altri che hanno avuto ancora figli.

(I.C.)


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