Bambini che non dormono: missione impossibile?

Camminare avanti e indietro col bimbo in braccio che la notte non dorme. È successo un po’ a tutti. Mal di pancia, dolore alle orecchie, un po’ di agitazione. E quando il problema non è di tipo organico?

Per la maggior parte (più dell’80%) l’insonnia dipende da fattori psico-fisiologici, principalmente legati all'organizzazione della giornata, alla molteplicità di stimoli in cui i piccoli sono immersi e alle abitudini date dai genitori (98%). Consoliamoci: nei primi 3 anni di vita, il 20-30% dei bambini presenta dei disturbi del sonno, una percentuale che scende al 15% dopo i 3 anni.

E nell'attesa del terzo anno d’età che bisogna fare? L’abbiamo chiesto a Pamela Giglioli, dottoressa in psicologia e coordinatrice pedagogica del nido Zenzero e del nido L’isola che (non) c’è di Firenze.

 

Dottoressa Giglioli, i bimbi vedono mamma e papà più che altro nelle ore serali. L’eccitazione per la presenza dei genitori è normale, ma si può agevolare il rilassamento in vista del riposo notturno?

Uno dei momenti più delicati da affrontare nei primi mesi di vita del bambino è il riposo notturno. Il fattore cardine del rilassamento e della tranquillità è sicuramente il contatto con il corpo della mamma, l’odore, il calore e il contatto pelle a pelle generano un senso di protezione e sicurezza. Per colmare il distacco dalla figura materna e favorire l'addormentamento, è necessario proporre un rituale basato principalmente su orari regolari e vicinanza, parlando o cantando una canzoncina oppure raccontando una favola, magari con un oggetto preferito. Queste azioni, ripetute ogni sera, oltre ad essere propedeutiche nel segnalare l’avvicinarsi del momento di andare a letto, tranquillizzano il bambino che si appresta ad affrontare la fase del sonno.

 

Sappiamo quanto sia importante che il bambino impari prima possibile - già dai 6 mesi - a dormire nel proprio letto, sviluppando pian piano autonomia e capacità di addormentarsi da solo, anche in caso di risveglio notturno. Ma se questo non succede?

Dai sei-nove mesi il bambino ha le capacità di poter trascorrere del tempo, da solo, nel suo lettino. Pur tenendo conto dell’età non è detto che il riposo sia sempre regolare poiché, a causa dei possibili risvegli notturni, il bimbo può manifestare richieste di attenzione. Bisogna premettere che per raggiungere l’autonomia il bambino deve necessariamente dormire nel proprio lettino in compagnia del genitore che, con la sola presenza, trasmette quella sicurezza tale da abituare gradualmente il piccolo a stare da solo. Quest’ultimo acquisisce la consapevolezza che i genitori, pur non dormendo insieme a lui, comunque sono presenti.

 

È davvero diseducativo dormire tutti insieme nel “lettone”?

Non definirei “diseducativo” dormire tutti nel lettone. Più che altro non bisogna perdere di vista l’obiettivo da raggiungere: cioè il momento giusto per affrontare il passaggio dal lettone al lettino. Sarebbe opportuno abituare il bambino a dormire nella stanza nel periodo successivo all'allattamento. Spesso questo non avviene e il momento slitta di qualche anno, creando non poche difficoltà nella gestione.

 

Quali sono le “qualità” richieste ai genitori per aiutare il bambino nei rituali prima della nanna?

Sono rituali che non richiedono particolari attitudini genitoriali, consiglio tuttavia di non essere frettolosi nel farlo dormire, minimizzando i tempi dedicati alle attività del piccolo, almeno un'ora prima dell'ora stabilita per andare a letto.

 

I metodi e le teorie su come far dormire i bambini si sprecano. Uno per tutti sarebbe mettere il bambino a letto, lasciandolo solo nella stanza e farlo eventualmente piangere per periodi di tempo controllati prima di rientrare e, gradualmente, aumentare l’attesa di volta in volta. Secondo lei è un sistema valido?

A mio parere il sistema non è assolutamente valido. Tenuto conto del momento delicato il genitore deve coccolare il bambino, rafforzando in lui la consapevolezza della costante presenza e non dell’abbandono o peggio ancora del rifiuto che potrebbero creare stati di ansia e crisi di pianto.

(I.C.)


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